IL SECONDO ANNO DEL CAMMINO SINODALE E LE RADICI NEL CONCILIO VATICANO II
IL PUNTO SUI LAVORI DEL SINODO DIOCESANO IN VISTA DEL COMPLETAMENTO DELLA PRMA FASE
Come è noto il camino sinodale delle chiese italiane prevede un percorso pluriennale dal 2021 al 2025.
E’ suddiviso in una fase narrativa di due anni , una sapienzale ed una profetica.
Il primo anno della fase narrativa ha coinciso con la prima fase del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità ,in un confronto a tutto campo sulla chiesa mentre nel secondo anno (2022-2023) le diocesi italiane si concentreranno sulle priorità generali che saranno emerse dalla consultazione generale svolta nel primo anno come quelle più urgenti per le Chiese in Italia.
In luglio la Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato “I cantieri di Betania“ il testo che contiene le indicazioni per il secondo anno della fase narrativa.
Questo si basa su quanto emerso nella fase diocesana del Sinodo dei vescovi per orientare le diocesi a un analogo confronto tra tutte le comunità e realtà diocesane su tre ”cantieri” che sono stati così individuati: 1) l’ascolto dei diversi “mondi” in cui i cristiani vivono e lavorano, con la connessa questione dei linguaggi da apprendere ( “cantiere della strada e del villaggio” ); 2) le relazioni e le STRUTTURE comunitarie (“cantiere dell’ospitalità della casa”) , compreso il tema degli organismi di partecipazione ; 3) l’ambito dei servizi e ministeri ecclesiali , con anche la questione della corresponsabilità femminile nella comunità cristiana ( “ cantiere delle diaconie e della formazione spirituale”).
Un quarto tema sarà a scelta delle singole diocesi per le quali ovviamente le indicazioni sopra elencate hanno un valore puramente indicativo.
Peraltro tali indicazioni traggono origine dai nuclei attorno a cui sono state organizzate le riflessioni emerse dalle sintesi diocesane , sviluppate da 50.000 gruppi sinodali , per un totale di 219 testi pervenuti alla CEI che forniscono un quadro critico esaustivo del panorama ecclesiale italiano e una direzione per il prossimo anno pastorale.
Nella sintesi nazionale della fase diocesana si evidenzia come la Chiesa soffra di un “debito di ascolto “ nei confronti dei giovani, delle “ vittime di abusi sessuali e di coscienza”; che “l’accoglienza” debba partire innanzitutto da “differenze” rispetto alle quali il corpo ecclesiale spesso si mostra impermeabile :generazionali, nate da storie ferite, di genere, di orientamento sessuale, culturali, sociali o legate alla disabilità.
Una sintesi quindi molto consapevole dei limiti attuali ma anche in grado, se le sfide verranno raccolte, di proporre possibili vie di uscita
“ Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla chiesa del terzo millennio”
Queste parole di Papa Francesco così impegnative e consapevoli, hanno dato forma e consistenza nelle nostre chiese in Italia al cammino sinodale che come ha sottolineato Matteo Zuppi Presidente della CEI trae la propria origine e radice nel Concilio Vaticano II, di cui quest’anno ricorre il sessantesimo dell’apertura, di cui rappresenta la naturale realizzazione e continuazione.” Con la consapevolezza ,matura, segnata dai problemi, certo, ma, (come ebbe adire Papa Roncalli ),anche ricca nello Spirito del Signore che ci guida nelle avversità del mondo ed è l’unica forza nella nostra fragilità perché ci riempie del tesoro di Cristo.
FLAVIO TAGLIANI
Referente adulti Azione Cattolica di Vigarano
Riflessioni di ANDREA ANSALONI
Un popolo in cammino ha sempre un senso di speranza, di positiva tensione verso un mondo nuovo, verso un rinnovamento profondo intriso di entusiasmo e di gioia.
In questa ottica il Sinodo da’ l’occasione alla nostra Chiesa di incamminarsi seguendo le indicazioni fornite dal Santo Padre negli ultimi tempi. Nella direzione di quel processo dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso che più volte Egli stesso ci ha riportato alla mente. E torna in tutta la sua perentoria necessità il tema dell’ascolto, in particolare a ciò che lo Spirito dice alla Chiesa.
L’immagine del cammino è ricca di incognite, di ostacoli, di discese, di salite, di avversità metereologiche; il popolo in cammino sta facendo i conti con la pandemia, le tante e ancora troppe guerre, ma continua a camminare sorretto dal fraterno abbraccio di tutti, forte delle inesauribili energie che vengono donate dallo Spirito.
È l’occasione per scoprire che lo Spirito non cessa di emanare sul Suo popolo tutto quanto occorre per il cammino delle comunità, nonostante stanchezza, distrazioni ed altri interessi lontani da Dio; aprendo cuore e occhi per riconoscere chi cammina al nostro fianco. E se sovente non ci accorgiamo di chi ci sta vicino, per la Chiesa e nella Chiesa nulla Le è estraneo, affermando ancora una volta -qualora fosse necessario- che la Chiesa è davvero la casa di tutti.
Se la dimensione dell’ascolto è vertebrante per la Chiesa ed è essa stessa sostanza del periodo sinodale, emerge con grande vigore l’importanza dell’accoglienza: accoglienza che non è da intendersi esclusivamente riferita ai fratelli che bussano ai nostri porti, ma si allarga assumendo il significato di inclusione, chiedendoci di non giudicare e di non lasciare indietro nessuno. Sono tante le diversità che chiedono accoglienza: i giovani che si sentono giudicati, non accolti ed incompresi, soffocati dall’impossibilità di poter esprimere ciò che hanno dentro; la dimensione culturale e sociale dei fenomeni migratori e della disabilità e dell’emarginazione; le persone divorziate, le persone vittime di scandali e l’ancora inconcepibile differenza di genere e di orientamento sessuale.
Se siamo comunità, ogni persona, ogni individuo, viene prima di ogni cosa e prima delle cose da fare. Il popolo in cammino è un popolo, pertanto non vanno trascurate le relazioni che devono avere al centro l’attenzione all’altro, compresi i nostri sacerdoti e le persone consacrate che spesso lasciamo troppo soli.
Costruire ed intessere relazioni richiede tempo e costante manutenzione: la dimensione relazionale non si costruisce da sola, ma giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, incontrandosi, confrontandosi e dialogando.
Una relazione in Cristo trova alimento vitale, indispensabile nella Parola di Dio come fonte di ispirazione quotidiana. Va riaffermata la centralità della celebrazione eucaristica come fonte e culmine della vita cristiana.
Da cui si scopre che Dio è Padre misericordioso e non giudice, consapevolezza apre ad una maggiore inclusione e consente alla Chiesa ed al Suo Popolo di trasmettere la gioia del Vangelo.
Il Popolo in cammino nel Sinodo ha come punti di riferimento i cantieri sinodali, che ci guidano verso una Chiesa-casa senza porte che si chiudono, ma con un perimetro che si allarga di continuo, quindi ospitale; sempre in ascolto, puntando sulla qualità delle relazioni e sulla gioia infinita che arriva dal messaggio evangelico.
L’immagine del cantiere afferma con forza la necessità di una progettazione/programmazione ed una organizzazione, ma anche esperienza di vita vissuta e percorsi di ascolto.
Una Chiesa-casa VIVA, sia perché composta dal Popolo di Dio sia perché -stante il carattere laboratoriale ed esperienziale dei cantieri apre ed allarga le braccia in maniera crescente per accogliere chi ci sta a fianco e cammina con noi.