LA GIOIA MISSIONARIA: TRASFORMARE LE RELAZIONI IN “RADICI DELLA FELICITÁ”
Il racconto dell’esperienza di quattro giovanissime della nostra Unità Pastorale alla GMG di Lisbona 2023
“La gioia è missionaria, la gioia non è per noi stessi, è da portare agli altri: voi che siete qui […] lo terrete per voi o la porterete agli altri?” con queste parole Papa Francesco ha dato inizio alla veglia della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona: decisamente una bella sfida per Eleonora, Eugenia, Ilaria e Margherita che mi stanno di fronte con grandi sorrisi e occhi pieni di speranza. Ai polsi centinaia di perline colorate e braccialetti di ogni genere.
“Lo vedi questo? Questo serviva per entrare nella scuola dove dormivamo” racconta Margherita mentre ci gioca accarezzandolo con le dita. Da subito ho l’impressione che queste quattro ragazze, giovanissime (hanno tra i 16 e i 18 anni) abbiano lasciato un pezzo di anima tra le centinaia di migliaia di persone di quella veglia. Hanno accettato di incontrarmi per condividere la loro esperienza con la comunità: due di loro non mi conoscono personalmente ed Elena, l’educatrice che le segue nel percorso dei Giovanissimi di Azione Cattolica, mi presenta. Le ragazze si irrigidiscono come davanti ad un’interrogazione di matematica.
“Qual è stata la cosa che vi ha colpito di più in generale di questa esperienza?” chiedo, cercando di sciogliere le loro riserve. Le ragazze si guardano complici e Margherita esclama “Per Eleonora sicuramente prendere l’aereo!”: da lì si è scatenato un fiume in piena.
Scopro così che Eleonora ha preso l’aereo per la prima volta e che insieme ad Eugenia sono state “dirottate” verso il gruppo di Vigarano per poter partecipare alla GMG dopo una loro richiesta a titolo personale alla diocesi di Ferrara, creando così un legame profondo e un’amicizia solida.
E così si sono aperte, iniziando da ciò che più può colpire un’adolescente: le notti passate sul pavimento della scuola dove dormivano, le docce comunitarie arrangiate nel campetto all’aperto, le dispute sulla raccolta differenziata e i panini preparati per strada, episodi su episodi che passavano attraverso il sorriso di Margherita, il sarcasmo di Ilaria, l’entusiasmo di Eleonora e la matura obiettività di Eugenia. Poi il fulmine: inizia a farsi largo e si collega ad ogni piccolo dettaglio la storia di vocazione di un gruppo di suore laiche che ha condiviso con le nostre ragazze la piccola aula del campo base. Su mia richiesta di aggiungere qualcosa in più le ragazze si esaltano, raccontando di come queste ragazze poco più grandi di loro hanno sentito la chiamata di Gesù proprio durante un’altra GMG a cui avevano deciso di partecipare più con intenti spiritualistici che tradizionalmente cristiani.
Le nostre ragazze ne sono rimaste colpite nel profondo, tanto da approfondire con loro un dialogo durato per tutta la durata della GMG: non è forse vero che Dio non ci si manifesta in forme tuonanti e vistose, ma nelle piccole cose, come può essere il racconto semplice di una trentenne che ha trovato la fede durante una nottata insonne su un pavimento in una scuola in Portogallo?
Certo è che il momento della veglia rimane forse il momento cruciale. L’emozione del bagno di folla in cui sei immerso… hai davvero la percezione di partecipare a qualcosa di mondiale, di collettivo, di unitario: le nostre ragazze non hanno dubbi, il discorso di Papa Francesco, seppur ascoltato tradotto in italiano da un auricolare, è stato semplice ma efficace, d’impatto. Si ricordano a vicenda quante volte il Papa ha fatto ripetere la parola “TUTTI!” alla marea umana al Parque Tejo, sia in spagnolo che nelle proprie lingue madri. Sentirlo raccontare dalla voce di chi ha vissuto quel momento è stato da brividi: non è un caso che seppur nel marasma generale di un evento del genere siano tantissime le persone che sentono la chiamata forte e distinta dell’amore di Dio, che ci vuole tutti fratelli, uniti e in comunione.
“Le persone che abbiamo intorno e che ci hanno accompagnato sono le radici della felicità”. Questa è stata la frase che Papa Francesco ha consegnato al milione e mezzo di giovani che aveva davanti e le nostre ragazze non ne sono rimaste indifferenti: Eugenia racconta come sia stata la cosa che l’ha colpita di più nel discorso del Santo Padre, perché ha riconosciuto in quel momento come tutte le relazioni vissute siano un dono di Dio, la strada da percorrere per non rimanere soli, l’aiuto insperato nei momenti di difficoltà. “Nella vita si impara e ci si allena insieme alle persone: niente è gratis, tranne l’amore di Gesù.” Chiude così il suo intervento Papa Francesco, usando la metafora più chiara e vicina al mondo dei giovani che possa esserci: l’allenamento e la fatica per raggiungere gli obiettivi.
Crescere nella fede, coltivare le relazioni è come una partita di calcio: a volte vinci, a volte perdi, ma devi sempre scendere in campo con la voglia di lottare e rialzarti subito se le cose si mettono male. È così che il Papa offre l’immagine chiara di cosa significa essere cristiani nelle relazioni umane: “Quando si cade ci si abbatte e ci si ferma? No! Bisogna rialzarsi ed aiutare chi è caduto a terra ad alzarsi. L’unico momento in cui è permesso guardare qualcuno dall’alto al basso è per allungare la mano ed aiutarlo a rialzarsi.”
E di relazioni, le nostre ragazze, ne hanno create numerose, soprattutto con il gruppo della diocesi di Ferrara-Comacchio con cui sarà più semplice mantenere i rapporti vista la vicinanza geografica. L’impatto e l’importanza delle conversazioni avvenute con ragazzi di tutto il mondo, con usi e abitudini diversi è stato difficile, con l’ostacolo della lingua che ha complicato la sfida (l’inglese scolastico evidentemente non si presta ad un uso così spontaneo), ma non ha frenato la voglia di condivisione e di fare gruppo.
Ciò che ne è uscito come messaggio principale della GMG agli occhi delle nostre ragazze è stato proprio questo bisogno di relazione, il ritrovare l’attenzione verso gli altri, verso gli ultimi: le parole di Papa Francesco rincorrono così le tante testimonianze portate durante le catechesi e gli incontri, ma le ritroviamo anche nei racconti toccanti degli ospiti alla Festa dei giovani italiani. Don Luigi Ciotti (fondatore di Libera) e Gennaro Giudetti (operatore umanitario che si occupa di migrazioni e difesa dei diritti umani nelle zone di conflitto) hanno saputo focalizzare l’attenzione dei ragazzi su temi molto attuali quali l’immigrazione e i soccorsi in mare. L’esperienza di Giudetti sulla nave Sea Watch è ciò che ha colpito di più la curiosità delle ragazze, indice di una volontà di conoscere queste situazioni nel profondo senza limitarsi a ciò che i media molto spesso generalizzano. Se è vero che Dio opera in maniere misteriose, allora dobbiamo credere – ed è importante farlo – che a volte per un adolescente è più potente una testimonianza di vita vissuta e di vicinanza ai fratelli come questa rispetto ad una catechesi che per quanto interessante risulta essere forse generica e necessiterebbe di basi più solide per dare vero frutto.
E dialogando con Ilaria, Eleonora, Margherita ed Eugenia è proprio ciò che loro hanno sottolineato: riconoscendo le loro lacune su molti aspetti di esegesi, hanno potuto sentire la forza della misericordia nei confronti degli ultimi, la comunione che ci vede tutti fratelli e figli dello stesso Padre; poi sarà compito dei loro educatori raccogliere queste impressioni e accompagnarle mano nella mano alla scoperta della vera e unica fonte di misericordia.
Ora sta a tutti noi, che siamo la loro comunità, farci contagiare dal loro entusiasmo, ricordare ogni giorno che siamo chiamati alla cura degli ultimi, dei nostri fratelli in difficoltà e a non lasciarli soli, ad essere cristiani attivi e coscienti dei doni che abbiamo ricevuto, pronti a portarli nel mondo, senza dimenticare le nostre ragazze Eugenia, Eleonora, Ilaria e Margherita, accompagnandole nel loro percorso verso la vita adulta.
“Nell’arte di salire la cosa importante non è non cadere, ma non rimanere per terra.” (Canto alpino)
E di relazioni, le nostre ragazze, ne hanno create numerose, soprattutto con il gruppo della diocesi di Ferrara-Comacchio con cui sarà più semplice mantenere i rapporti vista la vicinanza geografica. L’impatto e l’importanza delle conversazioni avvenute con ragazzi di tutto il mondo, con usi e abitudini diversi è stato difficile, con l’ostacolo della lingua che ha complicato la sfida (l’inglese scolastico evidentemente non si presta ad un uso così spontaneo), ma non ha frenato la voglia di condivisione e di fare gruppo.
Ciò che ne è uscito come messaggio principale della GMG agli occhi delle nostre ragazze è stato proprio questo bisogno di relazione, il ritrovare l’attenzione verso gli altri, verso gli ultimi: le parole di Papa Francesco rincorrono così le tante testimonianze portate durante le catechesi e gli incontri, ma le ritroviamo anche nei racconti toccanti degli ospiti alla Festa dei giovani italiani. Don Luigi Ciotti (fondatore di Libera) e Gennaro Giudetti (operatore umanitario che si occupa di migrazioni e difesa dei diritti umani nelle zone di conflitto) hanno saputo focalizzare l’attenzione dei ragazzi su temi molto attuali quali l’immigrazione e i soccorsi in mare. L’esperienza di Giudetti sulla nave Sea Watch è ciò che ha colpito di più la curiosità delle ragazze, indice di una volontà di conoscere queste situazioni nel profondo senza limitarsi a ciò che i media molto spesso generalizzano. Se è vero che Dio opera in maniere misteriose, allora dobbiamo credere – ed è importante farlo – che a volte per un adolescente è più potente una testimonianza di vita vissuta e di vicinanza ai fratelli come questa rispetto ad una catechesi che per quanto interessante risulta essere forse generica e necessiterebbe di basi più solide per dare vero frutto.
E dialogando con Ilaria, Eleonora, Margherita ed Eugenia è proprio ciò che loro hanno sottolineato: riconoscendo le loro lacune su molti aspetti di esegesi, hanno potuto sentire la forza della misericordia nei confronti degli ultimi, la comunione che ci vede tutti fratelli e figli dello stesso Padre; poi sarà compito dei loro educatori raccogliere queste impressioni e accompagnarle mano nella mano alla scoperta della vera e unica fonte di misericordia.
Ora sta a tutti noi, che siamo la loro comunità, farci contagiare dal loro entusiasmo, ricordare ogni giorno che siamo chiamati alla cura degli ultimi, dei nostri fratelli in difficoltà e a non lasciarli soli, ad essere cristiani attivi e coscienti dei doni che abbiamo ricevuto, pronti a portarli nel mondo, senza dimenticare le nostre ragazze Eugenia, Eleonora, Ilaria e Margherita, accompagnandole nel loro percorso verso la vita adulta.
“Nell’arte di salire la cosa importante non è non cadere, ma non rimanere per terra.” (Canto alpino)